Left direction
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Pierre Restany,  Bertini le néo-classique,  ed. Kamer, Paris, 1957

Pierre Restany e Franco Russoli,   Bertini,  ed. Galleria Blu, Milano, 1957

Lasse Söderberg,  Gianni Bertini, ed. Lunds Kunsthall, Lund, 1961

Jean-Clarence Lambert,  Peinture et dithyrambe,  ed. Mercure de France, Paris, 1962

Pierre Restany,  Bertini, ed. Musée de Poche, Paris, 1962

Jean Dypreau,  La vie illustrée de Bertini,  ed. Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1963

René de Solier,  Bertini, ed. Giraud, Paris, 1963

Pierre Restany, Bertini,  ed. Stefanoni, Lecco, 1966

Piero Albertoni, Identikit,  ed. Castelli e Rosati, Milano, 1969

Guido Ballo,  Bertini, ed.  G.Prearo, Milano, 1971

Gérald Gassiot-Talabot,  La Mecque du mec,  ed. Galerie du Seine, Paris, 1972

Daniela Palazzoli,  Bertini, ed. Galleria Annunciata, Milano, 1975

Gillo Dorfles e Tommaso Trini,  Abbaco,  ed. La Margherita, Roma 1979

Italo Mussa , Abbaco e un percorso, ed. Planetario, Trieste, 1981

Italo Mussa,  Bertini fra cronaca e poesia, ed. Vanessa, Milano, 1982

Anne Tronche,  Rétrospective Bertini,  ed. Centre National des Arts Plastique,  Paris, 1984   

Flavio Vangeli,  Bertini, ed. Punto e Linea, Milano, 1987

Angela Vettese,  Bertini, ed. Bellora, Milano, 1990

Anne Tronche,  Gianni Bertini, rétrospective,  ed. Galerie Thorigny, Paris, 1991

Daniela Palazzoli,  Per non dimenticare, ed.Galleria Annunciata, Milano, 1991

Daniela Palazzoli, Bertini – giornale di bordo di un caporale di giornata, ed. Galleria Annunciata, Milano,1991

Denis Chevalier  e  Pierandrea Casati,  Bertini – Frammenti di una vita,  ed. Galleria Elleni, Bergamo, 1992

Luciano Caprile,  Bertini, ed. Agrifoglio, Milano, 1993

Pierre Restany,  Bertini – Rotella  Una vita per l’arte,  ed. Quadreria, Milano, 1997

Lara Vinca-Masini,  Bertini. Percorsi,  ed. Giunti, Firenze, 2000

Luciano Caprile, Gianni Bertini anni ’50, ed. Cardelli e Fontana, 2000

Martina Corgnati,  Gianni Bertini. Percorsi,  ed. Prearo, Pisa, 2002

Dominique Stella,  La schiuma del tempo/L’ecume du temps, ed. Mudima, Milano, 2004

Ilaria Bignotti,  Gianni Bertini – Immagini del tempo,  ed. Colossi arte contemporanea, Chiari (Bs), 2006

Luciano Caramel e Emma Zanella,  Bertini Opere1948-1952, Silvana Ed., 2006

Andrea Poleschi, Gianni Bertini. Percorsi e ricorsi, ed. Poleschi Arte, Milano 2007


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Cries - I Gridi Leo Castelli can be well satisfied with Gianni Bertini's “Historic Cries”, p...
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MANIFESTO DELLA RETROGUARDIA

 

Soglia del terzo millennio. È tempo di “retroguardia”. Der kimmende Gott, il dio venturo, il dio che apre la strada del futuro, viene “guardando all'indietro”. Lo ha detto Holderlin.

La “retroguardia” - etimo e ruolo lo attestano - “guardando indietro” avanza “insieme” al fronte di prima linea, del quale è parte; viene “dopo” solo per collocazione all'interno del fronte, come parte consolidante, come roccaforte, ma senza intervalli spazio-temporali.

La “retroguardia” è anche significativamente, “riserva d'attacco” come nelle marine veliche di un tempo: luce verde di poppa, complementare alla rossa di prua, di un battello in missione che solca veloce il mare, nella notte.

La “retroguardia” si ispira ad un apocrifo suggestivo, mai pubblicato, riferito ad Antoine de Saint-Exupery, e alla figura emblematica e rivelatrice del protagonista del racconto: “La leggenda del mitragliere di coda”.

Ogni militante di “retroguardia” è un mitragliere di coda.

La “retroguardia” viene “dopo” la penetrazione delle Avanguardie, le ricognizioni della Transavanguardia, le incursioni Neoavanguardie trascorse; perciò la “retroguardia” è l'attualità; è adesso.

La retroguardia è dunque “retro” in quanto verso della stessa medaglia il cui recto è l'avanguardia e le sue estensioni; o, analogamente, l'onda retrograda che monta fra i medesimi frangenti e le spume dell'onda progressiva, entrambe parti dello stesso ed unico fronte d'onda.

La retroguardia è perciò futurista e non passatista.

Lo è sempre stata, per etimo e ruolo, anche se il concetto può apparire inedito (forse anche polemico, provocatorio, ironico; sarebbe motivo di compiacimento) a causa dell'uso, improprio nel traslato, che si è fatto e si fa del termine retroguardia come sinonimo di regressivo, retrogrado, retrospettivo.

La “retroguardia” è agli antipodi del retrò e dell'epigonismo, in quanto marcia al passo con Avanguardie, Transavanguardie e Neoavanguardie prima di succedere a tutte, riassorbendole.

La “retroguardia”, come il dio venturo, marcia in avanti “guardando indietro”; l'atto “guardare” comporta vigilanza e protezione, insieme, delle conquiste fatte (storia, memoria) e delle posizioni da consolidare (futuro, progetto); la retroguardia “guarda le spalle” al divenire, chiamando a raccolta e sostegno il passato, ben attenta a distinguere fra reduci e dispersi gloriosi e insidiosi infiltrati; la “retroguardia” inoltre perlustra aree non battute, vaglia le alternative di percorso, recupera quanto è “tagliato fuori”, opera sui “resti”.

La “retroguardia” valuta, in tempo reale, la vera portata del primo intervento del fronte artistico che essa sostiene, “avan-trans-neoavanguardistico”.

La retroguardia è la memoria del futuro.

La “retroguardia” è il Figliol prodigo di De Chirico, a ruoli invertiti fra il manichino metafisico e la statua classica.

La “retroguardia” difende l'artisticità e ne riconosce i valori, fra moderno e contemporaneo, senza misconoscere alcun medium espressivo, purché “intenzionato”.

La “retroguardia” rende gli onori a tutto il fronte della modernità, e ai condottieri di ali contrapposte del suo schieramento, da De Chirico a Duchamp, ma riconsegna al loro ruolo sia le truppe dechirichiane che quelle duchampiste, pronta invece a promuovere stratega sul campo figure con Anselm Kiefer e il suo immaginario post bellico, apocalittico; perciò, anche testualmente, iconograficamente, di retroguardia.

L'azione della “retroguardia” è concettualmente il piano pregresso di un'azione volta al futuro: non “regredisce” nella “critica della modernità” né cavalca al volo le traiettorie dei bengala, brevi per luce e gittata, delle mille neoavanguardie della contemporaneità.

La “retroguardia” si riconosce, per protagonista, nella “storia” dell'arte contemporanea.

La “retroguardia” è “critica” della storia dell'arte contemporanea.

Ogni stratega di “retroguardia” è stato, o è, ed è perché è stato, militante d'avanguardia; la retroguardia è perciò consumata esperienza d'avanguardia; ogni artista d'avanguardia è retroguardia di se stesso.

La “retroguardia” non prevede limiti d'età ma solo stati di servizio: è perciò preclusa ai graduati “accademici”, ai decorati dell'avanguardia da parata, e ai cadetti che unicamente sfilano in rivista.

Ora Gianni Bertini, come un antico alfiere, leva alte, a futura memoria di un futuro memoria di un futuro di memorie, le insegne del proprio plotone “spazialista” d'avanguardia, declinando le sue generalità storiche d'artista, ma dispiega – insieme – la nuova bandiera della “retroguardia artistica del XXI secolo” riconoscendosi nei contenuti di questo manifesto che, per essere di “retroguardia” più che una “dichiarazione programmatica di intenti”, propria dell'avanguardia, è una “esposizione di orientamenti pregressi” volti al futuro.

Un futuro di “retroguardia” che si avventura in testa, oltre il confine del XX secolo, chiamando a raccolta chi, con i crediti per farlo, si riconosca in questa bandiera.

Bertini, alfiere di “retroguardia” in avanscoperta, apre il percorso ora in acidi e corrosivi scenari di “guerra” fra immagini; attuali o evocate: citate impresse inventate, figurali astraenti neodadaizzanti, organiche meccaniche decorative; tutte collassate; tutte spettralmente immote in un'atmosfera senz'aria. “Naufragi” come li definisce, di neri natanti bellici, bagnanti “hard-core” (letteralmente, nel significato originario: “il militante più forte, fedele fino alla morte”; curiosa coincidenza) stendardi cromatici pop, e di tutto il resto, fino alla “pittura” stessa; deliberatamente: dopo i marosi avan-trans-neoavanguardistici”, e dopo ancora, quando tutto e nulla sono, indifferentemente, la ragione del volontario naufragio. Ma Bertini, alfiere di “retroguardia”, ora perlustra lo specchio di mare del naufragio suscitando affascinanti relitti, in grado di ricostituire, riemersi all'attualità come fantasmi del profondo, una “forza di retroguardia” in avanguardia, una “riserva d'attacco” in avanzata sulla quale, fendendo il cielo alto delle tele, rombano sagome aeree schierate a difesa.

Nere e tranquille. Il “mitragliere di coda” è al suo posto.

Arruolamenti in corso.

 

Adriano Baccilieri

 

in La Retroguardia, catalogo della mostra, Galleria del Naviglio, Milano 1997